Carol Ann Duffy
Carol Ann Duffy, nata a Glasgow nel 1955 da una famiglia irlandese e cresciuta in Inghilterra, vive da molti anni a Manchester dove è Creative Director della Writing School alla Manchester Metropolitan University. Fin dalla sua prima raccolta di poesie, Standing female nude (1985), Carol Ann ha dato spesso voce a personaggi di outsiders, un tratto che rimane tipico della sua poetica. I protagonisti delle sue poesie sono a volte dei pazzi, degli indiani, un neonato o addirittura il pupazzo di un ventriloquo. Le sue poesie riflettono spesso il senso di “perdita” derivante dal tempo che passa e dai cambiamenti. Spesso si focalizzano su scene dell’infanzia e dell’adolescenza. L’amore, la memoria e la fiducia nel linguaggio, sono elementi positivi, ai quali è affidata la costruzione dello sguardo poetico sul reale. Le sue raccolte poetiche, da Standing Female Nude (1985) a The Bees (2011), per altro oggetto di studio nelle scuole, hanno ricevuto i principali premi e riconoscimenti, e sono amate da un pubblico molto ampio. È inoltre autrice di teatro e fortunate antologie e poesie per l’infanzia (La giovane più vecchia del mondo, EL, 2001; L’infanzia rubata e altre fiabe oscure, Fabbri, 2006).
Dal 2009 al 2019, Carol Ann Duffy è stata, per nomina della regina Elisabetta II, “poeta laureato del Regno Unito”; prima donna e scozzese a ricevere questo riconoscimento.
In Italia, dove viene di frequente, è stata tempestivamente apprezzata e tradotta, a partire dalla celebre e graffiante raccolta La moglie del mondo (Le Lettere, 2002), cui sono seguite, sempre a cura di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti, La donna sulla luna (poesie scelte, 2011), Le api (2014) e Un Natale inglese (2918). Bernardino Nera e Floriana Marinzuli, hanno curato la sequenza d’amore Estasi (Del Vecchio Editore, 2008) e Lo splendore del tempio (Crocetti, 2011).
Per il centenario della Grande Guerra, Carol Ann Duffy ha curato l’antologia 1914: Poetry Remembers, che comprende una sua fortunata poesia sui caduti, Last Post (Ultimo squillo di tromba. Il suo più recente lavoro, è una pièce teatrale, rappresentata a Londra al National Theatre, My Country: montaggio interlocutorio di interviste sulla Brexit. Il Premio LericiPea “alla Carriera” conferitole nel 2018 ha contribuito alla sua fama ormai consolidata anche nel nostro paese.
Carol Ann Duffy was born in 1955 in Glasgow, Scotland from an Irish family. She is a British poet whose well-known and well-liked poetry engaged such topics as gender and oppression, expressing them in familiar, conversational language that made her work accessible to a variety of readers.
In 2009–19 she served as the first woman poet laureate of Great Britain.
She lived in Glasgow until age six, when she and her family moved to Stafford, England. Her father, a fitter for an electric company, ran an unsuccessful bid for Parliament in 1983. Duffy grew up attending convent schools and began publishing her poetry in magazines at age 14. She later attended Liverpool University. After graduating with a degree in philosophy in 1977, Duffy set to work publishing several books and traveling to read and teach her poetry. She also worked as a poetry critic for The Guardian from 1988 to 1989 and as an editor for the poetry magazine Ambit. In 1996 she began lecturing in poetry at Manchester Metropolitan University, where she later became creative director of the Writing School.
Her work received such notable accolades as the Scottish Arts Council Award, the Whitbread Book Award for poetry, the T.S. Eliot Prize and the LericiPea Poetry Prize in 2018. She was named an Officer of the Order of the British Empire (OBE) in 1995, advanced to Commander of the Order of the British Empire (CBE) in 2002, and was named a Dame Commander of the British Empire (DBE) in 2015.
Duffy’s poetry collections included Standing Female Nude (1985), The Other Country (1990), The World’s Wife (1999), and Rapture (2005). During this time she also authored such plays as Take My Husband (1982) and Little Women, Big Boys (1986). At the beginning of the 21st century, much of her work was written for children, including the picture books Underwater Farmyard (2002), The Tear Thief (2007), The Princess’s Blankets (2009), and Dorothy Wordsworth’s Christmas Birthday (2014), as well as the poetry collection The Hat (2007). She continued to produce verse for adults as well, notably issuing the collections Love Poems (2010), The Bees (2011), and Sincerity (2018), and her stage credits included retellings of the story of Casanova (2007) and of the morality play Everyman (2015).
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POESIE
CONTABILE DI CUORI
Mentre passano dal sentiero sulle barche
io son lì al mio posto sotto gli alberi
elencando le Categorie. Umiltà. Vergogna.
I miei rapporti con la vita son tanto lontani
che forse somiglio a un’ombra, una filigrana,
sono una preghiera senza risposta, come la poesia. Terrore.
Qualunque cosa io abbia fatto – magari era questo – ora
osservo ciascuno partire, percepisco i loro cuori;
vecchi diari che leggo in un batter d’occhio. Accettazione. Disdegno.
Essi dimenticheranno, ma io segno il Tempo, devoto,
contabile di cuori. A volte indugio sul ponte
mentre la corrente li porta via, sempre più morti…
un martin pescatore sfreccia sul fiume a monte, gioia nel colore;
poi tuoni in alto, un ribollire di ultime parole,
e le loro barche che scompaiono nella pioggia fitta.
CLERK OF HEARTS
As they step from the path onto the boats,
I am there at my place under the trees,
listing the Categories. Humility. Shame.
My dealings with life have been so long ago,
I imagine I resemble shadow or watermark.
I am unanswered prayer, like poetry. Dread.
Whatever I did it might have been that- now,
I watch each one depart, perceive their hearts;
old diaries I read at a glance. Acceptance. Disdain.
They will forget, but I take Time, devoted,
clerk of hearts. Sometimes I stand on the bridge
as they drift away, being more and more dead…
a kingfisher arrowing upriver, joy as colour;
then thunder above, a boiling of last words,
and their crafts vanishing into the heavy rain.
LA PIOGGIA
Verrà il tempo
che comincerà a piovere
nella tua stanza quieta,
mentre il dolore ti cerca;
i suoi piccoli, curiosi pollici sui tuoi occhi chiusi,
sul tuo polso;
o sbavando questo inchiostro
o intingendo in quel bicchiere di vino.
Il momento balbetta.
Troppo intima,
instancabile biografa
scorre sopra i tuoi libri squinternati,
persistente, finché ogni superfice è intrisa
come se avessi lamentato, notte e giorno,
per tutta una vita;
o fossi scrittura, invenzione.
Lascia la stanza alla pioggia…
le lancette dell’orologio galleggiano
sulla sua faccia di annegato
e le fotografie nuotano dalle loro cornici
e le ore sono dolore, pioggia, pioggia, dolore…
Perché montare le scale per coricarti lì,
essere inzuppato, gustato, conosciuto
dalla pioggia impietosa?
Hai genitori morti.
THE RAIN
That time will come
when it starts to rain
in your quiet room,
grief researching you;
its curious, small thumbs on your closed eyes,
on your pulse;
or smudging the ink of this,
or dipping into that glass of wine.
The moment stammers.
Too intimate,
relentless biographer
pouring over your ruined books,
persistent, till every surface is soaked
as though you lamented, night and day,
for a lifetime;
or were penned, invented.
Leave the room to the rain…
the clock’s hands float
on its drowned face
and photographs swim from their frames
and hours are sorrow, rain, rain, sorrow…
why climb the stairs to lie down there.
be drenched, tasted, known
by the pitiless rain?
You have dead parents.
ELEFANTI
Piccola, vidi gli elefanti del circo
Sulla battigia di Blackpool;
una riga lenta di straordinaria tristezza.
Un elefante contiene più angoscia che un uomo.
Non dovremmo vederli, eccetto
dove vogliono essere,
nelle loro empatie grigie, la loro conoscenza massiccia.
Camminano sopra un canto; greve clero della gravità.
Sono perfetti per la terra,
le sue distanze migratorie, le sue acque lacustri.
Se gli dei contemplassero il mondo
Azzarderebbero elefanti.
ELEPHANTS
When I was small, I saw the circus elephants
on Blackpool sands;
a slow line of extraordinary sadness.
An elephant holds more anguish than a man.
We should not see them, except
where they choose to be,
in their grey empathies, their bulked knowledge.
They walk on song; gravity’s grave clergy.
They are perfect for the earth,
its emigrant distances, its pooled waters.
If the gods were to gaze at this world,
they would hazard elephants.