Premio Lerici Pea 2016 “alla Carriera” a Cees Noteboom
Quest’anno, per decisione unanime dei Soci e della Giuria Scientifica del Premio, il prestigoso Premio Lerici Pea “alla Carriera” è stato assegnato a Cees Noteboom.
MOTIVAZIONE
Nato nei Paesi Bassi nel 1933, Cees Nooteboom è uno dei protagonisti della cultura letteraria del secondo ’900 e dei primi decenni del 2000, frequentatore assiduo e felice di tutti i generi (ha fama di narratore borgesiano e saggista-viaggiatore). Soprattutto poeta, in oltre quindici raccolte si misura con i segreti della parola e il suo rapporto inquieto eppure risolutivo con l’esistente e l’esistenza. Appaiono i paesaggi che ha visitato fin da giovane, Europa America Oriente, scorci urbani, interni domestici, amici, momenti, presente, passato. La sua poesia è lineare, nitida, con scatti minimi, come quella mano che in un celebre disegno disegna se stessa. C’è la capacità di astrarre e seguire il ritmo delle parole (“Chi noi non siamo / chi noi stessi siamo”…), di comporre l’Autoritatto di un altro, ma anche la constatazione gnomica diretta e scoperta: “La vita / dovresti poterla / ricordare /come un viaggio all’estero // e con amici e con amiche / parlarne poi…”. Non c’è retorica né enfasi, ma capacità di ascolto, problematica e tuttavia serena. Per il suo percorso esemplare di poeta nel mondo e nella storia, attento all’esterno come all’intimo, compagno di viaggio e interlocutore di maestri come Shelley e Ungaretti, Cees Nooteboom viene oggi festeggiato nel Golfo dei Poeti a lui cari, e onorato con il Premio Lerici Pea alla Carriera 2016. Cees Nooteboom (L’Aja, 1933), ha avuto un’educazione irregolare, imbarcandosi da giovane, e ha sempre continuato a sposare i viaggi all’attività letteraria. Al suo primo libro, il romanzo Philip e gli altri (1955), è seguita nel 1956 la raccolta di poesie, I morti cercano casa. L’antologia Luce ovunque 2012-1964 (a cura di Fulvio Ferrari, Einaudi 2016), propone una scelta in ordine cronologico inverso dalle principali raccolte: Luce ovunque, Dulcamara, Così poteva essere, Vista, Paesaggio narrato, Esca, Aperto come un guscio, chiuso come una pietra, Presente, assente, Poesie chiuse. Nel 1990 è uscito il poema in prosa in 33 sezioni Autoritratto di un altro (Crocetti, 1998). I suoi fortunati romanzi, fra cui Il canto dell’essere e dell’apparire, Rituali, Perduto il paradiso, e l’antologia di prose Avevo mille vite e ne ho presa una sola, sono editi in Italia da Iperborea. Tumbas (Iperbora 2015) raccoglie annotazioni sulle tombe di poeti e pensatori, da Yeats e Kawabata a Keats e Montale, con fotografie della compagna Simone Sassen: “La maggior parte dei morti tace. Per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare”. Vive fra Amsterdam e Minorca.
NOTA BIOGRAFICA
Cees Nooteboom, nato all’Aja nel 1933, vive tra Olanda, Spagna e Germania. Sin da giovane fa del viaggiare la sua filosofia di vita: tra appassionate frequentazioni dell’Oriente, numerosi soggiorni in vari paesi del mondo, tra cui l’Italia, Nooteboom è stato cronista privilegiato in momenti cruciali della storia europea. La sua biografia si intreccia strettamente con la produzione letteraria, fondata sull’uso di molteplici registri narrativi: autore di romanzi, poesie, saggi, opere teatrali e resoconti di viaggi, come Verso Santiago e Il Buddha dietro lo steccato, è ormai ritenuto uno dei più importanti e originali autori contemporanei. Si rivela a soli ventidue anni con Philip e gli altri, 1955, considerato dalla critica un’anticipazione degli ideali nomadi della Beat Generation e antesignano di Sulla Strada di Jack Kerouac. Il romanzo è la storia, in parte autobiografica, di un uomo che viaggia in autostop dall’Olanda alla Provenza, attraverso la Francia e l’Europa del Nord, sulle tracce di una misteriosa ed evanescente ragazza cinese, simbolo della felicità e dell’inaudito. Un’opera vivace e onirica sullo stupore, l’estraneità e il bisogno d’appartenenza, che precorre il mito dell’autostop come viaggio di iniziazione. Il successo internazionale arriva con Rituali, 1980, che gli vale negli Stati Uniti il Premio Pegasus, e Il canto dell’essere e dell’apparire, 1981,che si articola su due piani narrativi distinti: quello dello scrittore che tenta di costruire un romanzo ambientato nella decadente Bulgaria fin de siècle e quello meta-narrativo dello scrittore che si interroga sul significato stesso dello scrivere. Un anno dopo esce Mokusei, 1982, romanzo breve che racconta in flash back una semplice e intensa storia d’amore intrisa delle atmosfere esotiche care all’autore, e allo stesso tempo evoca il fascino remoto dell’irraggiungibile, dell’impenetrabile, con sovrapposizioni di immagini del reale al reale stesso. Il puzzle del tempo, la favola della cultura e dell’arte, i riti intellettuali per esorcizzare la dispersione: tutto torna nella fiaba fantastica Le montagne dei Paesi Bassi,1984. La contrapposizione tra banalità dello spazio reale e avventura nello spazio spirituale è rappresentata con particolare efficacia nel romanzo breve La storia seguente, 1991, dove, ancora attraverso il viaggio – questa volta nell’aldilà – l’autore sottolinea come ogni morte sia il trapasso in un’altra vita e come la paura della disfatta debba essere vinta dalla certezza della metamorfosi: l’opera vale a Nootemboom il Premio Grinzane Cavour 1994 e il Premio Aristeion della Comunità Europea. Nel 1994 esce Verso Santiago, una collezione di testi scritti dal 1981 al 1992, in cui ognuno costituisce il capitolo di un cammino in direzione di Santiago de Compostela, un viaggio a tappe lungo percorsi inusuali, alla scoperta di personaggi e luoghi di una Spagna profonda e misteriosa. La seduzione del viaggio rimane una costante nell’opera di questo “spettatore del mondo”, come egli ama definirsi, poiché da un lato esprime l’inesauribile sete di conoscenza e di scoperta mai paga nell’uomo, e dall’altro rappresenta “un’occasione per star soli e riflettere su cosa scrivere”. Ad anni più recenti appartengono Perduto il Paradiso, 2004, una meditazione che spazia tra i continenti (Sudamerica, Australia) indagando le più profonde aspirazioni umane, e la vibrante raccolta di racconti, Le volpi vengono di notte, pubblicata da Iperborea nel marzo 2010, sul passato e sul ricordo, alla ricerca delle sfumature del pensiero e della sua perfetta aderenza alla narrazione. Attraverso personaggi irrequieti, storie di amore, perdita, gioco e nostalgia, emerge la forza della scrittura iconica e immaginifica di Nooteboom. Perché, come scriveva Roland Barthes trent’anni fa nella Camera chiara, una fotografia rappresenta l’impotenza di dire ciò che è evidente, e la letteratura nasce proprio intorno a un’immagine mancante, a un ricordo ancora vivo. Pluripremiato e apprezzato in tutto il mondo, più volte candidato al Nobel, lo scrittore ha ricevuto numerosissimi riconoscimenti, tra cui ricordiamo il Constantijn Huygens Prijs, il Premio Anna Frank, il P.C. Hooft Prijs, il Premio Sandro Onofri, il Premio Gruppo Compostela, il Premio Letteratura Nederlandese (il più importante riconoscimento letterario del mondo olandese, consegnato all’autore da Alberto II, re del Belgio), il Premio Europeo di Poesia, 2008, e il Premio Chatwin 2010.