Il mio incontro con la Poesia di Louise Glück è stato come un “fulmine a ciel sereno”

Lucilla Del Santo

Da ormai 20 anni, prima da spettatore e poi da organizzatore, ho avuto la fortuna di incontrare e leggere tutti i più grandi Poeti del mondo, che chiamati dal Premio LericiPea a ricevere il “Premio alla Carriera”, sono arrivati qui, nel Golfo dei Poeti. Ma il mio incontro con la Poesia di Louise Glück è stato come un “fulmine a ciel sereno”!

Dicono che succeda…che capiti ai lettori di Poesia, a un certo punto della vita, di imbattersi in un Poeta con cui senti un sorta di “affinità elettiva”. Tutte le volte che ho letto una Poesia della Glück è stato così! Ogni sua parola, pensiero, espressione, mi conduce da lei, nel suo mondo.. E’ come se io fossi lì in quel preciso istante di una sera d’Estate in cui lei vede le “colline basse brillare di ocra e fuoco”, o quando si accorge che la violenza del mondo l’ha cambiata: Non mi fa bene; la violenza mi ha cambiato. Il mio corpo è diventato freddo come i campi spogli; ora c’è solo la mia mente, cauta e guardinga, con la sensazione di essere messa alla prova. I suoi versi saranno sempre con me…lo sono anche ora, all’inizio dell’Autunno: Questo è il momento in cui vedi di nuovo le bacche rosse del sorbo selvatico e nel cielo scuro le migrazioni notturne degli uccelli.

Sarebbe troppo facile dire che la Poesia di Louise Glück è straordinaria…e soprattutto lo hanno già detto in molti, io mi limiterò a consigliarne la lettura, come se potessi fare a ciascuno che la leggerà un “dono prezioso”.

Era caduta la neve. Ricordo
della musica da una finestra aperta.
Vieni da me, disse il mondo.
Non voglio dire
che parlasse in frasi distinte
ma che ho percepito la bellezza così.

Levar del sole. Una pellicola di umidità
su ogni cosa viva. Pozze di luce fredda
raccolte nei fossi.

Stavo ferma
sulla porta,
per quanto ora sembri ridicolo.

Ciò che altri hanno trovato nell’arte,
io l’ho trovato nella natura. Ciò che altri hanno trovato
nell’amore umano, io l’ho trovato nella natura.
Molto semplice. Ma lì non c’era nessuna voce.

L’inverno era finito. Nella terra sgelata,
traspariva del verde.

da Averno – il Saggiatore, nella traduzione di Massimo Bacigalupo