Premio Liguri nel Mondo 2014
Premio Lerici Pea "Liguri nel Mondo" 2014 a Ireno Guerci
MOTIVAZIONE
L’associazione Lerici Pea decide di assegnare quest’anno a Ireno Guerci, fotografo lericino di nascita ma da vent’anni residente ad Auroville in India, il Premio Artisti e Poeti Liguri nel Mondo 2014, nel rispetto crescente della vocazione contemporanea e trasversale fra le Arti di questa Sezione.
Riscontra infatti nelle sue immagini fotografiche una ricerca spirituale, una combinazione tra verità e bellezza che ben si può definire poesia. Le sue fotografie superano il desiderio di scoprire, di catturare la realtà, connaturato all’arte della fotografia, andando oltre.
Non si limitano a mostrare la realtà quanto piuttosto l’idea che l’Artista ha di essa: un’idea di pace, di armonia tra individuo e natura che egli ha visto concretizzarsi in Auroville, città’ universale dove donne e uomini di tutti i Paesi del mondo si impegnano per vivere in pace al di la’ di ogni credo e di ogni dottrina politica. Qui trasferitosi negli anni ottanta, dopo aver realizzato in Italia vari reportage fotografici e vinto alcuni concorsi per la fotografia in bianco e nero, vi ha trovato nuova fonte di ispirazione di cui offrono testimonianza le mostre fotografiche svoltesi ad Auroville e a Pondichery e l’album fotografico “Auroville a Dream”.
Al termine della cerimonia di premiazione di sabato 14 giugno 2014 è stata inaugurata l’installazione Water Being, proposta al Castello di Lerici in dimensioni ridotte rispetto alla grande mostra allestita nel gennaio scorso a Auroville presso l’Unity Pavillon.
Si tratta di una serie di immagini di Aquatic Body work, che rappresentano il frutto più recente del percorso artistico e fotografico di Ireno Guerci.
Filo conduttore della ricerca fotografica di questo artista che ama definirsi “reporter di pace”, è il concetto di unità, intesa come contatto, comunione con tutto e con tutti senza vincoli razziali, religiosi ideologici e sociali.
La città dell’Aurora, Auroville, dove Guerci risiede, è stata inaugurata il 28 febbraio 1968, alla presenza di rappresentanti di 124 Nazioni, compresi tutti gli Stati dell’India e il Tibet, è stata ispirata da Sri Aurobindo a Mirra Alfassa, la Mère, che l’ha realizzata. Si tratta di un luogo mitico che per decenni ha attirato e attira ancora, persone che cercano un modo libero, spirituale e al tempo stesso pratico, di vivere. A quarant’anni dalla sua nascita Auroville, come ha scritto la giornalista Rita Cenni, (2008 su Libertaria) che l’ha visitata e dalla quale abbiamo estrapolato le righe che seguono, continua a svilupparsi e ad attrarre visitatori.
Su un territorio di 23 chilometri quadrati vivono stabilmente 2000 persone ma ogni giorno vi giungono, per lavorare, dai villaggi circostanti,almeno ventimila indiani. Sono state costruite centinaia di case private, pochissimi condomini, edifici pubblici, city hall, centri studi,luoghi di meditazione, padiglioni dedicati a vari Paesi. Ad Auroville ci sono scuole, strutture sportive,gallerie d’arte, piccoli alberghi,una mensa riservata ai residenti,un centro salute, un auditorium. E poi aziende, fattorie,impianti per la produzione di energia dolce,serre sperimentali, dighe,un articolato sistema di irrigazione. E il Matrimandir, in sanscrito, Casa della Madre, la sfera dai petali dorati che incarna il centro della città. Si tratta di un edificio, di 36 metri di diametro, per il quale sono stati necessari trent’anni di lavoro.Di forma sferica, al suo interno, tutto rivestito in marmo, si apre la “camera interiore”, un ambiente circolare dove praticare il silenzio mentale . Ad Auroville l’utopia sembra essersi realizzata ma gli Aurovilliani non sono dei sognatori: ecologisti ante litteram, hanno, dalla fondazione di Auroville, lavorato sodo, piantato circa tre milioni di alberi per ricostruire un ecosistema distrutto, scavato dighe, e messo in piedi un sofisticato sistema di energia alternativa. Ma altrettanto importante per chi ha scelto di vivere ad Auroville è la ricerca della spiritualità; vi si pratica lo yoga integrale e al centro Pitanga si studia come utilizzare il corpo come scrigno di consapevolezza e di apertura spirituale.
Ireno Guerci