Ismail Kadare

Ismail Kadaré è nato nel 1936 ad Argirocastro, nell’Albania meridionale, si è laureato in filologia a Tirana e ha proseguito gli studi a Mosca. Tornato in patria, inizia la sua carriera come giornalista e divenne direttore di “Les lettres albanaises”. La poesia è stata la sua prima passione: Ispirazioni giovanili (1956), Il mio secolo (1961). E alla poesia è sempre tornato regolarmente: Perché pensano queste montagne (1964), Motivi di sole (1968), Il tempo (1976), Gocce di pioggia caddero sul vetro (2003).
Nel 1963 pubblicò il primo romanzo, Il generale dell’armata morta, e da allora si è dedicato intensamente alla narrativa. Ha pubblicato una cinquantina di volumi fra romanzi, racconti e saggi. Nel 1990 ha chiesto e ottenuto asilo politico in Francia, dove è membro onorario dell’Accademia. Nel 1992 ha ottenuto il Premio Grinzane Cavour per la narrativa straniera; nel 2005 l’International Booker Prize; nel 2009 il Premio Principe delle Asturie per la Letteratura. Sempre nel 2009 gli è stato conferito la Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione dall’Università di Palermo, riconoscimento voluto fortemente dagli “arberesge” di Piana degli Albanesi. Il Premio LericiPea “alla Carriera” nel 2010 è stato conferito a Kadaré, un poeta la cui voce magistrale è estremamente riconoscibile e si snoda in un vero e proprio “Universo Kadaré”, che dalla poesia al racconto e al romanzo si dilata in una dimensione storica e geografica dal passato al presente, collegando la letteratura albanese alle radici stesse della cultura europea. Kadaré costruisce un ponte tra la sua terra e i paesi che la circondano, trattando i caratteri specifici della storia e della cultura di quel paese, ridotto per lunghi periodi al silenzio, e gli aspetti generali che strutturano la vita di tutti i popoli, violenza e menzogna del potere, dedizione al dovere e varchi di libertà.
Con l’inedito Anche se è Aprile, da cui il titolo del volume che il LericiPea dedicò al poeta premiato, è giunta a noi in quest’occasione una perla, che ancora una volta dispiega l’opera di Kadaré nell’alveo di quella ribadita “unica Letteratura europea da Proust a Tolstoj”, che si evidenzia nel riallacciare la sua poesia, come scrive Marina Giaveri, “non solo ai grandi poeti russi del Novecento, ma ad un conosciuto e praticato panorama europeo”.
La sua opera ha ampia diffusione in Italia, dove sono usciti fra gli altri: Il mostro (Fandango 2010). L’incidente (Longanesi 2010), Il crepuscolo degli dei della steppa (Fandango 2009), Il generale dell’armata morta (Longanesi 2010), Aprile spezzato (ivi 2008), Dante l’inevitabile (Fandango 2008), Il successore (Longanesi 2008), La figlia di Agamennone (ivi 2007). Un invito a cena di troppo (ivi 2012), La bambola (La Nave di Teseo, 2017).


Ismail Kadaré was born in 1936 in Gjirokaster, Albania. He graduated in philology in Tirana and continued his studies in Moscow. When he returned to Tirana, he began his career as a journalist and became director of “Les lettres albanaises”. Poetry was his first passion: Youth inspirations (1956), My century (1961). And he regularly returned to poetry: Why do these mountains think (1964), Time (1976), Raindrops on the glass (2003).
In 1963 he published his first novel, The General of the Dead Army, and after this publication he devoted himself to fiction.
He has published about fifty volumes of novels, short stories and essays. In 1990 he obtained political asylum in France, where he is a honorary member of the Academy. In 1992 he was awarded with the Grinzane Cavour Prize for foreign fiction; in 2005 with the International Booker Prize; in 2009 the Prince of Asturias Prize for Literature. Besides, in 2009 he was awarded with the Honoris Causa Degree in Communication Sciences by the University of Palermo, Italy.
In 2010 he received the LericiPea Poetry Prize, with the following motivation: “a poet whose masterful voice is extremely recognizable and unfolds in a real ‘Kadaré’s Universe’; from poetry to storytelling and novel, he explores a historical and geographical dimension, from past to present”.
Kadaré builds a bridge between his land and the countries surrounding it — he speaks about the specific characteristics of the history and culture of his country, which was forced to silence for a long period. As Marina Giavieri underlined, Kadare’s poetry can be reconnected “not only to the great Russian poets of the twentieth century, but also to the European panorama”.
His works have been published in about 20 languages. The novels that have been translated into English include: The General of the Dead Army (Albanian: Gjenerali i ushtrisë së vdekur); The Siege (Albanian: Kështjella); Chronicle in Stone (Albanian: Kronikë në gur); Broken April (Albanian: Prilli i thyer); The Three-Arched Bridge (Albanian: Ura me tri harqe); The Palace of Dreams (Albanian: Pallati i ëndrrave); The Concert (Albanian: Koncert në fund të dimrit); The File on H (Albanian: Dosja H: roman); The Pyramid (Albanian: Piramida); The Doll: A Portrait of My Mother (Albanian: Kukulla).

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POESIE

Anche quando la memoria

Anche quando la mia memoria fosse stanca
come quei tram dopo mezzanotte
che fermano solo nelle principali stazioni,
Io non ti dimenticherò.

Ricorderò
la silenziosa serata, infinita nei tuoi occhi,
il singhiozzo soffocato, caduto sulla mia spalla
come la perpetua neve.

L’addio è arrivato
me ne vado lontano da te …
Nulla di eccezionale,
solo qualche sera
le dita di qualcun altro, si intrecceranno tra i tuoi capelli
con le mie dita, chilometri lontane …

Edhe Kur Kujtesa

E dhe kur kujtesa ime e lodhur
Ashtu si ato tramvajet e pasmesnatës
Vetëm në stacionet kryesore do të ndalojë,
Une ty s’do të harroj.

Do të kujtoj
Mbrëmjen e heshtur, të pafund të syve të tu,
Dënesën e mbytur, rrëzuar mbi supin tim
Si një dëborë e pashkundshme.

Ndarja erdhi
Po iki larg teje…
Asgjë e jashtëzakonshme,
Veç ndonjë nate
Gishtat e dikujt do të mpleksen në flokët e tu
Me të largëtit gishtat e mi, me kilometra të gjatë…

Cristallo

Da tempo non ci vediamo e sento
come pian – piano ti dimentico
come muore il tuo ricordo in me
come muoiono i capelli e ogni cosa.

Adesso cerco in giù e in su
un posto dove lasciarti
una strofa o una nota, oppure un brillante
dove posarti, baciarti, vederti.

E se nessuna tomba ti accetterà
troverò una pianura o un oasi di fiori
dove posarti dolcemente come polena
ovunque, ovunque ti dispenso..

Ingannandoti, ma forse così
potrei baciarti andandomene senza ritorno
e non si saprà mai né da noi né da altri
se la dimenticanza è questa oppure no.

Kristal

Ka kohë që s’shihemi dhe ndjej
si të harroj une dalëngadal
si vdes tek une kujtimi yt
si vdesin flokët dhe gjithçka.

tani kërkoj poshtë e lartë
një vend ku ty të të lëshoj
nje strofë a notë, a një brilant
ku të të lë, të puth, të shkoj.

në s’të pranoftë asnjë varr
asnjë mermer, a morg kristal
mos duhet vallë prapë të të mbart
gjysëm të vdekur, gjysëm të gjallë.

në s’gjetsha hon ku të të hedh
do gjej një fushë a një lulnajë
ku butësisht porsi polen
gjithkund, gjithkund të të shpërndajë.

të të mashtroj ndoshta kështu
dhe të të puth të ik pa kthim
dhe nuk do dine as ne askush
harim ish ky a s’ish harim.

Tu piangesti

Tu piangesti e a bassa voce dicesti
Che io ti tratto come fossi una prostituta.
A quel tempo non feci caso al tuo pianto
Ti amavo senza sapere di amarti.

Solo una mattina, all’improvviso mi svegliai
Senza te e il mondo mi sembrò vuoto,
Allora capii ciò che avevo perso
E capii altrettanto che cosa guadagnai.

Brillava su di me come un smeraldo tedioso
E la felicità si rabbuiò come il crepuscolo dietro le nubi
Non sapevo scegliere tra le due
Una più bella dell’altra mi sembrava.

Perché dev’essere così questa collezione di gioielli
Cui la luce e l’orrore la illuminavano allo stesso modo,
Che nel moltiplicare la brama la vita si accentuava
Ma anche la morte altrettanto evocava.

Ti Qave

Ti qave dhe me the me zë te ulet
Se une te trajtoja si prostitute.
Athere loteve te tu s’ua vura veshin
Te desha, pa ditur se te desha.

Vec nje mengjes te befte kur u gdhiva
Pa ty dhe bota krejt e zbrazet m’u duk,
Athere kuptova c’kisha humbur,
C’kisha fituar kuptova gjithashtu.

Me rrezellinte si smerald merzitja,
Dhe lumturia ngrysej si nje muzg me re…
Nuk dija ke te zgjidhja nga te dyja
Sepse seicila m’e bukur se tjetra qe.

Se ish i tille ky koleksion bizhush
Qe drite e terr leshonte njekohesisht,
Qe njeqindfish etjen per jeten shtonte,
Por dhe qe vdekjen ndillte njeqindfish.