Juan Gelman

Figlio di immigrati ebrei ucraini, nato a Buenos Aires nel 1930, Juan Gelman si dedicò fin da giovanissimo alla scrittura, sia come poeta (pubblica il suo primo libro Violín y tras cuestiones nel 1956, ed è subito un successo), sia come giornalista, per svariate testate nazionali e internazionali.
Il suo impegno politico come militante montonero, lo costrinse presto ad abbandonare il paese per rifugiarsi in Europa. Ma un anno dopo la sua fuoriuscita dal paese i militari rapirono (e in seguito uccisero) il figlio ventiquattrenne e la nuora, incinta di sette mesi. Gelman non si rassegnò mai, cercò le loro tracce per lunghi anni, finché poté appurare la sorte del figlio e della nuora e della nascita, in cattività, della nipotina, che ritrovò all’età di ventiquattro anni, adottata da una famiglia uruguaiana.
In questo cammino doloroso e fiero, Gelman insieme alla seconda moglie Mara La Madrid, psicologa, e grazie al sostegno di numerosissimi artisti e intellettuali di tutto il mondo (José Saramago, Dario Fo, Gabriel Garcia Màrquez, Augusto Roa Bastos, Juan Carlos Onetti, Alberto Moravia, Eduardo Galeano, Octavio Paz e moltissimi altri ancora) ha cercato fino agli ultimi giorni della sua vita, di ottenere il riconoscimento dei diritti delle famiglie delle vittime: il diritto a sapere attraverso l’apertura di archivi segreti, il diritto a chiedere giustizia nonostante le famigerate “leggi di conciliazione”, che interruppero troppo presto il percorso di riappropriazione della verità. In questa lotta lo affiancherà poi la nipote ritrovata, Macarena Gelman, ancor oggi un’attenta attivista.
Muore nel gennaio del 2014, all’età di ottantatré anni, in Messico, dove ormai viveva da moltissimi anni. 
Oltre al Premio Cervantes (2007), gli sono stati conferiti il Premio Nacional de Poesia (Argentina 1997), il Premio Juan Rulfo (2000), il Premio Iberoamericano de Poesía Ramon López Velarde (2004), i premi Pablo Neruda e il Reina Sofía de Poesía (2005).
In Italia ha ricevuto il Premio Mondello per la Letteratura, suo primo riconoscimento, nel 1980; il Premio LericiPea “alla Carriera” nel 2003; il Premio Poesia Civile Città di Vercelli nel 2006. I suoi libri sono tradotti in oltre venti lingue. In Italia, oltre ai due volumi fondamentali per conoscere la sua opera poetica, editi da Guanda, Lettera a mia madre (1999) e Valer la pena (2007), le pubblicazioni poetiche in lingua italiana comprendono anche: Composizioni (Rayuela Edizioni, 2011), L’accanito cuore amora (Il Ponte del Sale, 2014), Il Millepiedi e il Ragno (Burritos Edizioni, 2012).


Juan Gelman was born in Buenos Aires in 1930, from a family of Ukrainian-Jewish immigrants. He devoted himself to writing both as a poet (he published his first book Violín y tras cuestiones in 1956, and it was a success) and as a journalist for several national and international newspapers. His political commitment as a “montonero militant” forced him to leave the country and to seek shelter in Europe. A year after his escape from the country, the military forces kidnapped (and later killed) his twenty-four year old son and his daughter-in-law, who was seven months pregnant. Gelman spent many years looking for them, and thanks to his long research he managed to discover what happened to his son, to his daughter-in-law and to his granddaughter, who was born in captivity.
In this painful journey, Gelman together with his second wife and psychologist, Mara La Madrid, and thanks to the support of several artists and intellectuals from all over the world (José Saramago, Dario Fo, Gabriel Garcia Màrquez, Augusto Roa Bastos, Juan Carlos Onetti, Alberto Moravia, Eduardo Galeano, Octavio Paz and many others) fought to obtain recognition of the human rights of the victims’ families: the right to know the truth through the secret archives; the right to ask for justice despite the notorious conciliation laws that interrupted his research for truth too early. Macarena Gelman, who is still a careful activist today, joined him in this struggle.
He died in January 2014, at the age of eighty-three, in Mexico, where he had lived for many years.
Together with the Cervantes Prize (2007), he was awarded the Nacional de Poesia Prize (Argentina 1997), the Juan Rulfo Prize (2000), the Ibero-American Prize of Poesía Ramon López Velarde (2004), the Pablo Neruda Prizes and the Reina Sofía de Poesía (2005). In Italy he received the Mondello Prize for Literature, his first recognition, in 1980; the LericiPea Poetry Prize in 2003; the Civil Poetry Prize City of Vercelli in 2006.
His books have been translated into more than twenty languages. The ones translated into English include: Unthinkable Tenderness: Selected Poems, University of California Press, 1997; The Poems of Sidney West, Salt Publishing, 2009; Between Words: Juan Gelman Public Letter, CIAL, 2010; Commentaries and Citations, Coimbra Editions, Poetry in Translation, 2011; Nightingales again, in MPT Review, Series 3 no. 11 Frontiers, 2011; Com/positions, Coimbra Editions, Poetry in Translation, 2013.

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POESIE

Fumi

È tranquillo il pomeriggio al caffè. Passa
la bambina che chiede e
si chiama Marì. La sua tristezza
calpesta la città e i volti
che diedero la loro vita per la vita e
la bambina ripete. Il sogno
è un libro arrotondato, getta fumo
come se fosse un forno grande. La sua mano dice
che il mondo è concavo.

Humos

Está quieta la tarde en el café. Pasa
la niña que pide y
se llama Mari. Su tristeza
pisa la ciudad y rostros
que dieron su vida por la vida y
la niña repite. El sueño
es un libro enrollado, echa humo
como si fuera un horno grande. Su mano dice
que el mundo es cóncavo.

Le acque

Questa poesia che mai
avrà fine assomiglia a se stessa.
Tace come bestia che pensa. Non
addolora, si rivela in
notti lente che cadono
sull’affanno. Nessuno
racconta la sospensione dell’uccello in
ogni cosa di fuori. E perché allora
la poesia avrebbe dovuto raccontare
le processioni della memoria terribile
dentro la carne che si incurva? La discendenza
delle bestie vaga
in acque che s’incrociano
controtempo.

Las aguas

Este poema que nunca
terminará se parece a sí mismo.
Calla como bestia que piensa. No
duele, se muestra en
noches lentas que caen
sobre la desazón. Nadie
cuenta la suspensión del pájaro en
cada cosa de afuera. ¿Por qué
el poema iba a contar
las procesiones de la memoria terrible
en la carne que se curva? El linaje
de las bestias vaga
en aguas que se cruzan
contra reloj.

Il taglio

La poesia non fa sì
che qualcosa accada, disse W.H. Auden.
A mala pena sopravvive, disse.
Non disse perché. Sopravvive come
sopravvive l’impossibilità.
Vale a dire, il nostro amore,
o il bisonte che traccia croci sulla sabbia
dimentico dei suoi denti da latte.
Questo è bello. Significa
che il freddo di conoscersi
può avere un altro destino.
Ciò che nessuno ha detto
sta al di sotto delle maschere
di cui la verità ha bisogno.
Le mie voglie di baciare e di parole
sono una stanza molto grande dove
siede assurdamente il cuore.
Vale a dire, sopravvive.
Nel taglio delle sue strani correnti.

El tajo

La poesía no hace
que algo suceda, dijo W.H. Auden.
Apenas sobrevive, dijo.
No dijo por qué. Sobrevive como
sobrevive la imposibilidad.
Es decir, nuestro amor,
o el bisonte que hace cruces en la arena
olvidado de sus dientes de leche.
Es bello eso. Significa
que el frío de conocerse
puede tener otro destino.
Lo que nadie dijo
está bajo las máscaras
que la verdad necesita.
Mis ganas de dar besos y palabras
son un cuarto muy grande donde
se sienta absurdamente el corazón.
Es decir, sobrevive.
En el tajo de sus corrientes extrañas.