Yves Bonnefoy

Yves Bonnefoy è unanimemente ritenuto il massimo poeta francese contemporaneo e una delle più alte figure della poesia mondiale del secondo Novecento. Più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura, oltre che poeta, è prosatore, traduttore, saggista e critico d’arte. Nato a Tours nel 1923, si è trasferito a Parigi nel 1943 per compiervi studi universitari, ma anche per interesse per la poesia dei surrealisti, che frequenta ricevendo la stima di André Breton, senza però mai aderire al movimento.
Compie studi matematici e filosofici a Tours, all’Università di Poitiers e a Parigi e consegue la laurea in Matematica e la laurea in Filosofia presso l’Università parigina della Sorbonne. Tra le altre, particolarmente importanti per la sua formazione saranno le lezioni di Gaston Bachelard all’Institut d’Histoires des Sciences, di Jean Wahl al Collège de Philosophie e di Jean Hyppolite alla Sorbona. Negli anni giovanili fonda la rivista «La Révolution la nuit», poi, prese le distanze dal surrealismo, compie tra il 1949 e il 1953 vari viaggi in Europa, in particolare in Italia, la cui produzione artistica sarà, con quella di Poussin e Giacometti, al centro dei suoi studi di storia dell’arte, ai quali fu avviato da André Chastel all’inizio degli anni ’50. Dal 1966 al 1972, dà vita alla rivista «L’Éphémère», che risulterà una delle più significative dell’epoca. Nel 1981 è chiamato a presiedere la cattedra di Studi Comparati della Funzione Poetica, al Collège de France di Parigi, di cui è stato professore emerito fino alla sua morte, avvenuta a Parigi nel 2016. Ha tradotto opere di John Donne, Petrarca, Shakespeare, Leopardi, Keats, Pascoli, W.B. Yeats. Ha ricevuto i più prestigiosi riconoscimenti sia per la sua opera poetica, che per la sua attività di critico, tra i quali il Prix Montaigne, il Prix Femina-Vacaresco, il Prix Florence Gould, il Prix de l’Académie Française, il Grand Prix de la Société des Gens de Lettres, il Prix Goncourt, il Prix Cino Del Duca, il Premio Balzan, il Premio Flaiano, il Premio LericiPea “alla Carriera” nel 2001, il Premio D’Annunzio, il Premio Grinzane Cavour, il Premio Pasolini,  il Premio Kafka, il Premio Mario Luzi, il Premio Internazionale Viareggio, oltre a varie lauree honoris causa, dell’Università di Chicago, del Trinity College di Dublino, dell’Università di Edinburgo, dell’American University di Parigi, dell’Università di Neuchâtel, e, in Italia, dell’Università di Roma Tre, dell’Università degli Studi di Siena e dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.
Tutte le sue opere in versi sono state pubblicate dal Mercure de France e da Gallimard di Parigi. In italiano sono apparsi i seguenti volumi di poesia: Movimento e immobilità di Douve (Einaudi 1969), Ieri deserto regnante (Guanda 1978) Pietra scritta (Guanda 1985), Nell’insidia della soglia (Einaudi 1990), La vita errante (Edizioni del Bradipo 1999), Trattato del pianista (Archinto 2000), La pioggia d’estate (Edizioni del Bradipo 2001), Quel che fu senza luce. Inizio e fine della neve (Einaudi 2001), Il Teatro dei bambini (Edizioni San Marco dei Giustiniani 2002), Il disordine (Edizioni San Marco dei Giustiniani 2004), Ieri deserto regnante seguito da Pietra scritta (Guanda 2005), Le assi curve (Mondadori 2007), L’opera poetica (I Meridiani Mondadori, a cura di F. Scotto, 2010), L’ora presente (Mondadori 2013), Il Digamma (ES 2015) e le antologie L’acqua che fugge (Fondazione Piazzolla 1998), Seguendo un fuoco, Poesie scelte 1953-2001 (Crocetti 2003), Terre intraviste. Poesie 1953-2006 (Edizioni del Leone 2006), oltre a vari libri d’artista. Resta inedita in italiano l’ultima raccolta Ensemble encore suivi de Perambulans in noctem (Mercure de France 2016).
Per la prosa e la saggistica ricordiamo in traduzione italiana i volumi seguenti: Un sogno fatto a Mantova (Sellerio 1982), L’impossibile e la libertà. Saggio su Rimbaud (Marietti 1988), Dizionario delle mitologie e delle religioni (Rizzoli 1989), Alberto Giacometti (Leonardo 1991), Racconti in sogno (EGEA 1992), L’uva di Zeusi e altre favole (Jaca Book 1997), Lo sguardo per iscritto. Saggi sull’arte del Novecento (Le Lettere 2000), Osservazioni sullo sguardo. Picasso, Giacometti, Morandi (Donzelli 2003), L’entroterra (Donzelli 2004). La civiltà delle immagini. Pittori e poeti d’Italia (Donzelli 2005), La comunità dei traduttori, (Sellerio 2005), Roma, 1630 (Nino Aragno 2006), Poesia e Università (Piero Manni 2006), Goya, le pitture nere (Donzelli 2006), Il Grande Spazio (Moretti & Vitali 2008), Il poeta e“il fluire ondeggiante delle moltitudini”. Parigi per Nerval e Baudelaire (Moretti & Vitali 2009), Edward Hopper. La fotosintesi dell’essere (Abscondita 2009), L’alleanza tra la poesia e la musica (Archinto 2010), Rimbaud. Speranza e lucidità (Donzelli 2010), Poésie et photographie (Nino Aragno 2010), Orlando furioso, guarito. Da Ariosto a Shakespeare (Sellerio 2014), Poesia e fotografia (O barra O 2015), Sull’haiku (O barra O, 2015), Luoghi e destini dell’immagine. Un corso di poetica al Collège de France (1981-1993) (Rosenberg & Sellier 2017), Nell’inganno della soglia (Il Saggiatore 2020, in corso di pubblicazione),  La sciarpa rossa (La Nave di Teseo 2020, in corso di pubblicazione).


Yves Jean Bonnefoy was born on June 24th in Tours, and died in 2016 in Paris. He was a French poet and art historian. He also published a number of translations, most notably the plays of William Shakespeare which are considered among the best in French.
He was professor at the Collège de France from 1981 to 1993 and is the author of several works on art, art history, and artists including Miró and Giacometti, and a monograph on Paris-based Iranian artist Farhad Ostovani. He studied mathematics and philosophy at the Universities of Poitiers and the Sorbonne in Paris. After the Second World War he travelled in Europe and the United States and studied art history. From 1945 to 1947 he was associated with the Surrealists in Paris. But it was with the highly personal “Du mouvement et de l’immobilité de Douve”  that Bonnefoy found his voice and that his name first came to public notice. Bonnefoy’s style is remarkable for the deceptive simplicity of its vocabulary.
In 1967 he joined with André du Bouchet, Gaëtan Picon, and Louis-René des Forêts to found “L’éphémère”, a journal of art and literature. 
He taught literature at a number of universities in Europe and in the USA: Brandeis University, Waltham, Massachusetts (1962–64); Centre Universitaire, Vincennes (1969–1970); Johns Hopkins University, Baltimore; Princeton University, New Jersey; University of Connecticut, Storrs, Connecticut; Yale University, New Haven, Connecticut; University of Geneva; University of Nice (1973–1976); University of Provence, Aix (1979–1981); and Graduate Center, City University of New York, where he was made an honorary member of the Academy of the Humanities and Sciences. In 1981, following the death of Roland Barthes, he was given the chair of comparative study of poetry at the Collège de France.
Bonnefoy was honoured with a number of prizes throughout his creative life including the Prix des Critiques in 1971, the Goncourt Prize for Poetry in 1987, Prix mondial Cino Del Duca and the Balzan Prize (for Art History and Art Criticism in Europe) in 1995, the Golden Wreath of Struga Poetry Evenings in 1999, the Grand Prize of the First Masaoka Shiki International Haiku Awards in 2000 and the LericiPea Golfo dei Poeti Poetry Prize in 2001.
His works translated into English include: On the Motion and Immobility of Douve., Ohio University Press (1968); Poems: 1959-1975., Random House (1985); In the Shadow’s Light., University of Chicago Press (1991); Mythologies [2 Volumes]., University of Chicago Press,(1991); Alberto Giacometti: A Biography of His Work., Flammarion(1993); Shakespeare and the French Poet. – essays on the role of the translator., University of Chicago Press (2004); Beginning and End of the Snow [followed by Where the Arrow Falls], Bucknell University Press(2012); The Anchor’s Long Chain; with an Introduction by Beverley Bie Brahic, Seagull Books: ISBN 978-0857423023) – includes both poems and short stories (2015); Together Still [followed by Perambulans in Noctem], Seagull Books (2017).

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POESIE

GLI ALBERI

Guardavamo i nostri alberi, dall’alto
Della terrazza che ci fu cara, il sole
Rimaneva ancora una volta vicino a noi
Ma in disparte, ospite silenzioso
Sulla soglia della casa in rovina, che abbandonavamo
Al suo potere, immensa, illuminata.

Guarda, ti dicevo, fa scivolare contro la pietra
Ineguale, incomprensibile, della balaustra
L’ombra delle nostre spalle unite,
Quella dei mandorli accanto a noi
E anche quella profilata dai muri confusa con le altre.
Trafitta, barca in fiamme, prua alla deriva
Come un sovrappiù di sogno o di fumo.

Ma le querce laggiù sono immobili,
Anche l’ombra loro è ferma, nella luce,
Sono le rive del tempo che scorre qui ove noi siamo,
E il loro suolo è inavvicinabile, tanto è rapida
La corrente della speranza gonfia di morte.

Guardammo gli alberi per un’ora intera.
Il sole in attesa tra le pietre,
Ebbe poi compassione, stese
Su di loro, fin giù nel dirupo,
Le nostre ombre che sembravano raggiungerli
Come, tendendo le braccia, si può toccare,
Talvolta, nella distanza tra due esseri,
Un istante del sogno dell’altro, che prosegue senza fine.

LES ARBRES

Nous regardions nos arbres, c’était du haut
De la terrasse qui nous fut chère, le soleil
Se tenait près de nous cette fois encore
Mais en retrait, hôte silencieux
Au seuil de la maison en ruines, que nous laissions
À son pouvoir, immense, illuminée.

Vois, te disais-je, il fait glisser contre la pierre
Inégale, incompréhensible, de notre appui
L’ombre de nos épaules confondues,
Celle des amandiers qui sont près de nous
Et celle même du haut des murs qui se mêle aux autres,
Trouée, barque brûlée, proue qui dérive,
Comme un surcroît de rêve ou de fumée.

Mais ces chênes là-bas sont immobiles,
Même leur ombre ne bouge pas, dans la lumière,
Ce sont les rives du temps qui coule ici où nous sommes,
Et leur sol est inabordable, tant est rapide
Le courant de l’espoir gros de la mort.

Nous regardâmes les arbres toute une heure.
Le soleil attendait, parmi les pierres,
Puis il eut compassion, il étendit
Vers eux, en contrebas dans le ravin,
Nos ombres qui parurent les atteindre
Comme, avançant le bras, on peut toucher
Parfois, dans la distance entre deux êtres,
Un instant du rêve de l’autre, qui va sans fin.

CAPPELLA BRANCACCI

Luce votiva sui lastricati la notte di gennaio,
Quando avevamo detto che tutto non può morire!
Udivo poco prima in un’ombra come questa
Un passo d’ogni sera che discendeva al mare.

Forse quello che stringo è solo un’ombra,
Ma impara a distinguervi un volto perenne.
Così avevamo preso verso affreschi oscuri,
D’inverno, il solco vano delle strade impure.

CHAPELLE BRANCACCI

Veilleuse de la nuit de janvier sur les dalles,
Comme nous avions dit que tout ne mourrait pas !
J’entendais plus avant dans une ombre semblable
Un pas de chaque soir qui descend vers la mer.

Ce que je tiens serré n’est peut-être qu’une ombre,
Mais sache y distinguer un visage éternel.
Ainsi avions-nous pris vers des fresques obscures
Le vain chemin des rues impures de l’hiver.

NOLI ME TANGERE

Esita il fiocco per il cielo azzurro
Ancora, l’ultimo fiocco della grande neve.

E così entrerebbe nel giardino colei che
Aveva ben dovuto sognare ciò che potrebbe essere,
Quello sguardo, quel dio semplice, senza ricordo
Del sepolcro, senz’altro pensiero che la gioia,
Senza futuro
Se non il suo vanificarsi nell’azzurro del mondo.

«No, non toccarmi», le direbbe,
Ma anche il dire no sarebbe luce.

NOLI ME TANGERE

Hésite le flocon dans le ciel bleu
A nouveau, le dernier flocon de la grande neige.

Et c’est comme entrerait au jardin celle qui
Avait bien du rêver ce qui pourrait être,
Ce regard, ce dieu simple, sans souvenir
Du tombeau, sans pensée que le bonheur,
Sans avenir
Que sa dissipation dans le bleu du monde.

‘Non, ne me touche pas’, lui dirait-il,
Mais même dire non serait de lumière.